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LE ORIGINI
DELLA LAVORAZIONE

LA LAVORAZIONE
DELLE LENTI
E DELLE
MONTATURE
NELLE ORIGINI

Le prime lenti si ottenevano, probabilmente, fregando a mano il vetro contro coppe sferiche cosparse di sabbia o di polvere di smeriglio di Naxos, insistendo fino a quando la superficie assumeva la forma della coppa. La molatura definitiva avveniva tramite lo sfregamento delle lenti con terra tripolina (tripolo) e cenere di stagno: il tripolo è una terra friabile che assomiglia all’argilla, la cenere di stagno è l’ossido di stagno che si usa per la pulitura, essendo la sua grana molto fine.

Le montature inizialmente consistevano in anelli di metallo o di cuoio battuto uniti in coppia tramite un perno. Si tenevano davanti agli occhi con la mano. Successivamente le montature furono realizzate in un unico pezzo, con un “ponte” che stringeva gli anelli sul naso. Nacquero così gli occhiali “stringinaso” che erano però piuttosto scomodi ed anche un po’ dolorosi.Si escogitarono allora altri sistemi, come il fissare l’occhiale al berretto o sostenere le lenti con un filo che passava attorno alla fronte. Verso la fine del 1600 si pensò di bloccare gli occhiali con un filo di seta o di cuoio che passava dietro all’orecchio. Solo nel XVIII secolo comparvero le prime stanghette. All’inizio del 1900, con la scoperta delle materie plastiche, si iniziò a produrre le montature in celluloide. E Il Cadore fu il primo Paese al mondo a realizzare su larga scala la nuova tipologia di occhiali.



I "PADRI FONDATORI"



ANGELO FRESCURA

Fu il pioniere, l’ideatore, animatore e finanziatore della prima fabbrica di occhiali in Cadore, fondata nel 1878, con la collaborazione di Giovanni Lozza e Leone Frescura, in un vecchio mulino da grano situato a Calalzo sul rio Molinà.
I Frescura fabbricavano pettini con corna di mucche e giravano per l’Italia a vendere i loro prodotti, assieme ad occhiali importati ed altre chincaglierie.
Ma Angelo Frescura non si rassegnava al fatto che il Veneto, che aveva visto nascere gli occhiali, dovesse ora limitarsi ad importarli (soprattutto dalla Francia, che aveva allora il monopolio).
Decise quindi di dar vita ad una fabbrica per produrre gli occhiali in Cadore e di aprire delle botteghe di ottica a Padova, Verona, Vicenza e Treviso.
L’esempio fu subito seguito da altri cadorini , che aprirono negozi in tutta Italia, garantendo così la distribuzione di quanto prodotto in Cadore. L’azienda fabbricava gli occhiali con lenti e montature importate dalla Francia. Nella fabbrica si eseguivano la molatura dei bordi delle lenti e il montaggio dell’occhiale. I macchinari utilizzati erano per lo più primitivi, realizzati “in casa”. Della costruzione dei punzoni e dei macchinari si occupava Giovanni Lozza, mentre Angelo Frescura curava la gestione dell’azienda e la vendita dei prodotti e Leone Frescura era preposto alla guida dei dipendenti e delle lavorazioni.


CARLO ENRICO FERRARI

Alla morte di Angelo Frescura, avvenuta nel 1886, Ferrari rilevò, con alcuni amici lombardi, la piccola fabbrica di occhialeria del Molinà. Per comprendere il coraggio, la determinazione, l’entusiasmo e la tenacia di Ferrari è sufficiente fare il punto sull’ambiente in cui l’imprenditore trasferì la famiglia e iniziò a lavorare: non esistevano servizi pubblici o privati, non c’era alcuna illuminazione stradale, né medico o farmacia; per i trasporti si poteva usufruire solo di una corriera che passava due volte al giorno (andata e ritorno) per portare le persone nel Comelico. Ferrari fu poi abbandonato dai soci, ma decise di continuare, anzi di potenziare l’azienda, sostituendo la ruota di mulino esistente con una turbina, in modo da aumentare la forza motrice che azionava il macchinario. Provvide lo stabilimento di illuminazione elettrica (primo impianto del Cadore e forse dell’intera provincia di Belluno).
Primo in Italia, iniziò la fabbricazione delle montature di ferro cerchiate. Creò poi in ditta un impianto di galvanoplastica per la doratura, argentatura e nichelatura dei fusti degli occhiali, nonché un reparto in cui si fabbricavano astucci e scatole per la spedizione della merce.
Si può dire che Ferrari diede all’azienda una fisionomia industriale, e formò un nucleo di lavoratori che divennero dei veri “esperti” e che, staccatisi in seguito dall’azienda madre, diedero vita ad una importante serie di nuove aziende di occhialeria non solo nel Bellunese, ma in tutta Italia.


ULISSE CARGNEL

Impiegato nella ditta Ferrari, allo scioglimento della società ne costituì una propria, mirando ad emancipare il Paese dalla forzata importazione delle lenti.
Fu il primo a fabbricare in Cadore le lenti, che fino ad allora erano realizzate in Francia e in Germania. Dopo una serie di viaggi in Francia e in Germania per studiare nuovi metodi di produzione, si concentrò sulla fabbricazione delle lenti tedesche.
Visitò, spacciandosi per giornalista, gli stabilimenti di Monaco, Norimberga, Phorzeim, raccogliendo informazioni tecniche sul funzionamento dei macchinari per la lavorazione delle lenti e riuscendo a procurarsi campioni di materie prime.
All’inizio del 1900 la ditta Cargnel era l’unica in Italia a fabbricare l’occhiale completo con lenti di tutti i tipi.
Tornato a Molinà di Calalzo dopo la guerra, fece ripartire l’attività con la produzione sia di lenti che di occhiali. Innovativa fu la fabbricazione di montature in celluloide, che cominciarono a diffondersi con successo in Italia e all’estero.
In questa fase si dedicò molto anche allo sviluppo di lenti correttive.


I FRATELLI LOZZA

Inizialmente si dedicarono alla costruzione dei macchinari per l’occhialeria.
Infatti Giovanni Lozza, già collaboratore di Frescura, poco dopo la morte di questi riuscì a costruire, su un terreno cedutogli in affitto dal comune di Calalzo, una piccola officina meccanica, specializzandosi nella fabbricazione di macchinari e diventando così un punto di riferimento per il settore (Ferrari, Cargnel, ...).
Successivamente Lucio Lozza intuì l’esistenza di un nuovo spazio di mercato, gli occhiali di celluloide, in particolare quelli da sole (che si stavano diffondendo soprattutto all’estero) e colse l’opportunità di occuparlo, mantenendo comunque buoni rapporti e collaborazioni con la ditta Cargnel.
Così nel 1920 venne costituita la ditta Fratelli Lozza come fabbrica di occhiali in celluloide.
L’azienda era strutturata in questo modo:

  • al pianterreno, oltre al magazzino, c’erano le macchine per la preparazione del materiale di fabbricazione degli occhiali, che qui venivano abbozzati;

  • al piano superiore gli operai si dedicavano ognuno alla realizzazione di un paio di occhiali, per cui partendo dalle lastre di celluloide si arrivava a montature perfette di occhiali a stanghetta, in cui poi venivano incastrate le lenti, rotonde oppure ovali.

In pratica si può affermare che gli occhiali moderni hanno avuto origine in questa azienda, sia come lavorazione che come organizzazione del lavoro.



SAFILO
(Società Anonima Fabbrica Italiana Lavorazione Occhiali)

L’azienda, nata dalla Ferrari, successivamente gestita da Cargnel, divenne SAFILO nel 1934. Raccogliendo l’eredità della storia dell’occhialeria cadorina, riuscì a farne il comparto di punta dell’industria bellunese, eccellendo anche a livello nazionale ed europeo. Il merito della sua rapida affermazione ed espansione va attribuito alla guida di Guglielmo Tabacchi, che in vent’anni portò la SAFILO a posizioni di primato.
Ebbe inizio così l’ininterrotta ascesa di un’azienda che è oggi uno dei maggiori produttori al mondo di occhiali.





Abbiamo voluto tracciare brevemente le origini della storia dell’occhialeria nel Bellunese per ricordare i principali imprenditori che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del settore. Ognuno di essi ha avuto una sua storia, ma in comune vi sono state la volontà e la tenacia nel perseguire l’obiettivo, superando con coraggio difficoltà e disagi sia ambientali che personali e riuscendo così a creare un’importante e solida realtà economica che non si arresta nella sua affermazione a livello mondiale.